Questa rievocazione dei fatti di Bologna del 1874 (un tentativo insurrezionale ispirato alle dottrine anarchiche di Bakunin) non solo è convincente, condotta con garbata ironia ma senza sottrarsi al dovere di comprendere la valenza storica di quei fatti e la società in cui nacquero, ma per quasi tutto il volume l'autore sa catturare l'attenzione del lettore (solo in pochi punti eccede in qualche lungaggine superflua) con un'accorta strategia di sceneggiatura e con un'apprezzabile verve linguistica. Anche le parti palesemente d'invenzione (colloquio tra Vittorio Emanuele II e Minghetti, ad es.) hanno piena ragion d'essere e concorrono a formare un affresco ricco, sostanzioso e di bello stile.
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