La colpevole riconosciuta è Greta Beckford, figlia di uno scultore inglese, condannata a quattordici anni di carcere per l’omicidio di Irene Moroni, avvenuto una sera d’estate a Marina di Pietrasanta, in Versilia. Greta aveva vent’anni, Irene diciotto. L’accusatore si chiama Dario Corbo, giornalista. All’epoca dei fatti era un giovane cronista che si era gettato sul caso andando a frugare senza pietà nelle vite di Irene, di Greta e dei loro amici, alla ricerca spasmodica dei segreti più scandalosi da dare in pasto all’opinione pubblica. Ora, a distanza di anni, la sua testata lo ha messo fra il personale in esubero, mentre Greta Beckford ha goduto di uno sconto di pena. È libera e ancora molto facoltosa, ma prigioniera di una depressione che si è fatta più insopportabile proprio da quando è uscita dal carcere. Dario Corbo invece non ha più un lavoro, il conto corrente è in rosso, e ci sono una moglie e un figlio da mantenere. Un grande editore è disposto a investire in un memoriale-intervista fra l’assassina e il suo accusatore.
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