
"Al di sopra delle rivoluzioni stanno la verità e la giustizia, come il cielo stellato al di sopra delle tempeste. Tale era quella smisurata Convenzione: campo trincerato del genere umano assaltato da tutte le tenebre a un tempo; fuochi notturni di un esercito d'idee assediate; immenso bivacco di spiriti su un versante d'abisso".
Ambientato nel cuore dell'anno del Terrore, Novantatré è l'ultimo grande romanzo di Victor Hugo e il suo definitivo confronto con la Rivoluzione francese. Nella Vandea in fiamme, dove la guerra civile oppone contadini monarchici e repubblicani, tre figure titaniche incarnano le forze in conflitto. Il marchese di Lantenac, aristocratico bretone e capo della rivolta realista, è un uomo di rigore assoluto: capace di atti di eroismo e di spietatezza, incarna l'onore antico che non transige. Dall'altra parte, il giovane Gauvain, suo pronipote, ha scelto la Repubblica; comandante brillante, sogna però una rivoluzione più umana, fragile equilibrio che il fanatismo dell'epoca non tollera. A sorvegliarlo è Cimourdain, ex sacerdote divenuto inflessibile commissario rivoluzionario: mentore e quasi padre di Gauvain, è il volto severo dell'ideale che non arretra. Tra battaglie senza quartiere, navi in balia delle tempeste e fortezze assediate, i tre destini si stringono in un nodo tragico.
In questo affresco epico e incandescente, Hugo mostra una storia dove nessuno è del tutto puro o colpevole: il vero protagonista è l'enigma stesso della Storia, che spinge uomini grandiosi e contraddittori a misurarsi con l'abisso del proprio tempo.
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