
Pur essendo ormai anziano, il pittore Louis Cuchas, quando qualcuno gli chiede qual è l’immagine che ha di sé stesso, risponde, senza esitazione alcuna, che lui si vede sempre come un ragazzino. Perché di fatto la sua arte è il frutto di quel modo particolare di vedere la realtà che solo l’anima pura di un ragazzino riesce a percepire. Quel ragazzino che non reagiva alle aggressioni degli altri bambini, sembrava avere sempre lo sguardo perso nel nulla ma in realtà, osservava tutto, e tutto assorbiva e immagazzinava – i tram, la verruca sulla guancia di una donna grassa, un quarto di bue appeso a un gancio, le espressioni delle facce per strada, i facchini delle Halles –, tutto quello che un giorno sarebbe entrato nei suoi quadri in larghe pennellate di «colori puri»: come puri erano lo sguardo e l’anima di colui che se n’era appropriato.
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